Visite guidate, laboratori tematici e degustazioni in cantina per rivivere il fascino delle antiche dimore franciacortine
Storia e leggenda si intrecciano nell’immaginario collettivo di quell’era (troppo spesso definita oscura) che ha visto nascere le virtù civili. Lo scenario apocalittico di invenzione novecentesca trova spazio nelle torri, nei fossati e sui ponti levatoi, capaci di evocare un’atmosfera affascinante tanto per i bambini quanto per gli adulti. Proprio i castelli – nella loro accezione più estesa – diventano i protagonisti di un itinerario culturale che attraversa il territorio franciacortino da Cazzago San Martino a Coccaglio, passando per Rovato.
Il castello – inizialmente eretto in risposta alle contingenze belliche – è una tipologia architettonica ampiamente diffusa nell’area del Sebino, dall’età romana al Rinascimento. Nel comune di Coccaglio, l’antico castrum risalente alla prima dominazione romana in Lombardia non è più visibile, sebbene il centro storico ne conservi ancora l’impronta: tra le case affastellate in un nucleo di pianta semi-ellissoidale spiccano l’imponente Torre Romana, concepita con la funzione di porta, e le caneve: piccoli magazzini su due piani, con un ambiente terreno adibito a cantina, e un secondo piano – accessibile tramite un ingresso rialzato – utilizzato come fienile.
Anche Cazzago San Martino conserva l’aspetto di una fortificazione romana, ma oggi il suo castello assume le sembianze assai più suggestive di una villa rinascimentale costruita all’interno di un edificio duecentesco. Dell’antica struttura medievale resta la cerchia di mura merlate in pietra grezza, con tanto di torri, fossati e ponte levatoio, tutte opere attribuite a Inverardo da Bornato, signore e condottiero da cui il castello prende il nome. La villa, nota per le sale affrescate e per i soffitti a cassettoni – viene costruita tra il Seicento e il Settecento su commissione della famiglia Gandini.
Oggi nota come Villa Orlando, dal nome della famiglia livornese che ne detiene la proprietà dagli anni Trenta, è aperta al pubblico e merita di essere visitata anche all’esterno, complice la presenza di un doppio giardino: all’italiana verso sud e all’inglese verso nord. Degna di nota la cantina sotterranea, rimasta in funzione per settecento anni e dismessa nel 2000 per soddisfare le nuove esigenze di spazio e macchinari legate alla vinificazione biologica. Il percorso termina con la degustazione dei vini prodotti dall’azienda agricola del castello: Curtefranca rosso, Curtefranca bianco e, su richiesta, Franciacorta Brut.
A pochi chilometri di distanza sorge Castello Quistini, anche noto come Palazzo Porcellaga dal nome del nobile che lo commissionò nel 1560 come residenza alternativa al Castello di Rovato. In primavera apre le sue porte al pubblico in occasione della fioritura: il labirinto di rose, il giardino segreto, il giardino bioenergetico e il brolo, con i suoi frutti antichi e le sue piante officinali, possono essere esplorati in compagnia di uno dei proprietari del castello, pronto a guidare i suoi ospiti tra le migliaia di varietà botaniche presenti.
L’offerta è arricchita da una serie di laboratori tematici organizzati nel corso dell’anno: la legatoria giapponese, il Kintsugi (letteralmente, “riparare con l’oro”), la produzione di saponi naturali, l’illustrazione botanica, il galateo del vino, la creazione di gioielli in porcellana fredda, l’Ikebana (antica pratica giapponese della disposizione dei fiori), sono solo alcune delle esperienze organizzate negli spazi della dimora cinquecentesca.
A poche centinaia di metri dal Palazzo, sorge il cuore pulsante del comune di Rovato: Piazza Cavour, concepita nei primi decenni dell’Ottocento come sede del mercato cittadino, si distingue per il porticato semicircolare composto da colonne squadrate, con il solenne arco centrale che si apre sulla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. Da qui, una passeggiata di circa dieci minuti conduce al Santuario di Santo Stefano, situato ai piedi del Monte Orfano: gli affreschi attribuiti a Vincenzo Foppa emergono tra i gioielli pittorici più rimarchevoli della Franciacorta, insieme all’Annunciazione di Romanino custodita dal vicino Convento dell’Annunciata. Questo luogo incantato, nascosto tra le vigne, gli ulivi secolari e i piccoli boschi di querce, è stato commissionato nel 1449 dall’Ordine dei Frati Servi di Maria e attualmente ingloba una struttura ricettiva particolarmente adatta ai turisti che cercano riparo dalla frenesia quotidiana.
Proprio alle pendici del Monte Orfano, sorgono due cantine relativamente giovani che operano in regime biologico: Barbalonga, battezzata con il soprannome del suo fondatore, nasce dalla passione dell’ingegnere Angelo Martinazzi. Il terreno acquistato nel 1988 oggi conta dodici ettari coltivati a Chardonnay, e dalla vendemmia del 2011 contribuisce ad alimentare la tradizione vitivinicola franciacortina. Ancora più giovane è l’azienda agricola Le Vedute: fondata nel 2015 dai due amici Graziano Manenti e Andrea Gozzini, non si limita a tutte le tipologie di Franciacorta previste dal disciplinare, ma si cimenta anche nella produzione di Curtefranca bianco e rosso; questa denominazione – protetta dal medesimo Consorzio – dal 2008 ha preso il posto di “Terre di Franciacorta” per evitare possibili associazioni con la più celebre Docg bresciana, che non designa soltanto un territorio, ma anche un metodo.
La degustazione iniziata in cantina non può che proseguire a tavola, con un piatto succulento di manzo all’olio, riconosciuto come denominazione comunale (De.Co.) nel 2018. Tra i templi gastronomici della zona, si distingue il ristorante Come una volta: gestito dallo chef Alberto Bittu – fondatore dell’Ordine del Manzo all’Olio di Rovato – incarna la volontà di preservare e valorizzare la cucina del territorio, proponendo al contempo un’ampia varietà di piatti che soddisfano i gusti e le esigenze di tutti i palati. Sempre nel centro di Rovato, si colloca la Trattoria da Gina, un’istituzione dalla storia centenaria: qui i capisaldi della cucina bresciana si fondono con specialità regionali di confine (come i pregiati salumi cotti dell’azienda piacentina Capitelli) per costruire un’esperienza completa e appagante, complice l’accompagnamento di una vasta selezione di Franciacorta, versatile alleato a tutto pasto.