I droni planano sui vigneti

22 Marzo 2024

Se l’agricoltura non riscuote un grandissimo appeal nelle fasce dei lavoratori più giovani, nonostante i margini di guadagno possono anche essere alti, c’è una generale incapacità di rinnovarsi da parte del settore viticolo e agricolo, incapace di attrarre nuove menti e soprattutto nuove braccia. In agricoltura c’è da faticare e da sporcarsi le mani, anche se nel futuro si vedono sprazzi di luce alla fine del famoso tunnel.
In agricoltura la tecnologia è un prezioso alleato, e le nuove risorse a disposizione di coltivatori e vignaioli sono strumenti indispensabili da conoscere per fare sempre meglio il nostro lavoro, pesare sempre meno sulla terra e produrre in modo sempre più efficiente, limitando l’intervento umano al minimo indispensabile, anche in termini decisionali e non solo operativi. A tal proposito, stanno nascendo sia a livello software che hardware moltissime innovazioni che alleggeriranno la situazione lavorativa dei viticoltori, portando beneficio alla produzione, al territorio e alle aziende.

Vista la premessa e anche la difficoltà nella difesa fitosanitaria degli ultimi anni (ricordiamo il “disastro” peronospora del 2023) non possiamo non iniziare parlando della nuova schiera di droni che stanno affrontando il mercato. Questi fantastici oggetti volanti sono ormai familiari a tutti, sono utilizzati già da anni in campo agricolo per raccolta dati, osservazioni e monitoraggi in campo, ma la nuova sfida è impiegare questi mezzi tecnici per la difesa fitosanitaria in vigna. Questo utilizzo ha molti vantaggi, ma anche diverse problemi che in ogni caso possono essere risolte dalla tecnica e dalla ricerca. Un drone, infatti, utilizzato per i trattamenti anticrittogamici potrà dotarsi di guida autonoma una volta mappato il vigneto, non avrà problemi di condizioni del terreno e agibilità dello stesso (ricordiamo che, dopo le piogge, in alcuni terreni è dannoso, difficile e pericoloso entrare con un trattore), non andrà a compattare il terreno compromettendone la struttura e un operatore potrà manutenere e gestire più droni allo stesso tempo.
Ci sono anche dei lati negativi: il primo per esempio è il volo in aree abitate o nelle loro vicinanze e i permessi che ne conseguono, e poi la gestione della deriva (in pratica la parte del trattamento che non colpisce la parete fogliare e che va quindi dispersa), la forma di allevamento, il costo del drone stesso e la capacità tecnica dell’operatore. Un altro ostacolo al momento sono l’autonomia di volo e il peso del drone e della soluzione da trasportare per il trattamento: attualmente i droni più grossi possono trasportare circa trenta/cinquanta litri di soluzione fitosanitaria: un normale trattamento fitosanitario in viticoltura impiega dai dieci ai quindici ettolitri di soluzione ad ettaro a concentrazione normale, questi si riducono a cinque/7,5 utilizzando la doppia concentrazione e così via aumentando la concentrazione della soluzione, il problema è che in alcuni casi e con alcuni prodotti (rame e zolfo per rimanere in agricoltura biologica) non è possibile aumentare troppo la concentrazione della soluzione per il trattamento, pena intasamenti delle pompe e degli ugelli nebulizzatori e possibili problemi di fitotossicità sulle piante. L’argomento non è facile e la ricerca ingegneristica e tecnica in questo campo avrà molto da fare nel futuro per rendere più efficiente e funzionale questo nuovo strumento così innovativo.

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